Su TikTok il fumetto che difende Crescenzo Marino, il figlio di McKay, boss di Secondigliano
L'infanzia in un quartiere difficile, l'arresto del padre, la scoperta di essere figlio di un boss di camorra e i tentativi di allontanarsi da quel mondo che l'hanno portato anche a stringere amicizia col rapper Geolier, fino a quando le manette sono scattate anche per lui e alla detenzione da innocente. Tutto raccontato in un fumetto che ieri sera è stato pubblicato su un profilo TikTok e che sarebbe stato disegnato da Crescenzo Marino, il figlio del capoclan Genny McKay. "Nato a Secondigliano", questo è il titolo. E, subito sotto, la nota: "a cura di Crescenzo Marino".
Il fumetto sulla vita del figlio del capoclan Marino
Non è sicuro che l'autore del fumetto sia effettivamente Crescenzo Marino, attualmente detenuto, ma è certo che il profilo su cui è stato pubblicato viene gestito da qualcuno molto vicino al ragazzo. Nato nel 1997, il giovane aveva appena sette anni quando è scoppiata la faida di Scampia, nel 2004. Il racconto a fumetti, scritto in prima persona e con protagonista Marino, inizia proprio da quel periodo: "Ricordo che giocavamo a pallone tra i colpi di pistola".
Nel giro di qualche vignetta, la prima svolta: l'arresto di Gennaro Marino (2004). Le bugie della madre per non dirgli la verità: "Papà lavora in un castello". Poi le "cose strane" che succedevano durante l'infanzia e l'adolescenza: i ragazzi che volevano essere suo amici e quelli che gli dicevano che non potevano invitarlo a casa perché "le loro madri avevano paura".
Fino a quando qualcuno gli ha detto la verità: "Tuo padre è un boss, nella tua famiglia sono tutti criminali". Nelle altre pagine, sempre attraverso il racconto del giovane in prima persona, viene raccontato del trasferimento al 41bis di Gennaro Marino, quindi dell'impossibilità di avere contatti diretti coi familiari se non un'ora al mese e in condizioni controllare e la svolta social.
Il figlio del boss star dei social
"Postavo foto su Instagram inizialmente per gioco, vedevo che i miei follower aumentavano continuamente, ricevevo richieste di collaborazione con negozi e brandi e così, ho iniziato a fare l'influencer e il fotomodello. Così ho fatto molte collaborazioni e conosciuto moltissime persone famose". E, in effetti, in quel periodo Crescenzo Marino era diventato una star dei social, dove mostrava vestiti e auto di lusso, ostentava ricchezza. Ne aveva parlato anche il Times di Londra.
Poi, il fumetto parla della conoscenza con Geolier, che il cantante non ha mai nascosto: "È scattato un amore forte e ci siamo legati come due fratelli", si legge sulle vignette. E dell'incontro con quella che sarebbe diventata la sua fidanzata, conosciuta proprio quando lei partecipò ad un video musicale dell'artista di Secondigliano.
Ultimo capitolo, quello della detenzione: "Mi misero in una cella di isolamento che puzzava di pipì e tutti i peccati dei detenuti che si erano macchiati di delitti". Il protagonista/Crescenzo Marino, che continua a professarsi innocente, chiude con una lettera alla nipote, figlia della sorella:
"Tu aspettami, non crescere troppo, che dobbiamo fare ancora tante cose dei bambini insieme. Ti chiedo scusa anche se non ho colpe. Perché ho perso la libertà da innocente. Ma tu questa brutta storia l'ascolterai un giorno quando diventerai una donna. Io te la racconterò perché tu dovrai perdonarmi per le bugie che da bambina per proteggerti ti ho detto. Ti amo".
Crescenzo Marino condannato a 10 anni di carcere
Ad agosto il ragazzo è stato condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Era stato arrestato nel luglio 2022, in un blitz contro il clan di camorra egemone alle Case Celesti di Secondigliano e che porta il suo cognome. Contro di lui, le ricostruzioni della Direzione Distrettuale Antimafia, supportate dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tra cui Pasquale Cristiano, alias "Picstick", del clan di Arzano, e Salvatore Roselli, detto "Frizione", ex capo del "gruppo dei Sette Palazzi", legato agli Amato-Pagano.
Nel corso del processo il suo avvocato, Luigi Senese, ha sostenuto che non ci fossero riscontri oggettivi alle dichiarazioni dei pentiti e ha fatto leva sulle sue attività lavorative e sul suo giro di amicizie e frequentazioni, estranee a contesti criminali.